Aperte le iscrizioni alla decima edizione del Master Agrinovia: un’opportunità unica per acquisire solide competenze a sostegno dello sviluppo e dell’innovazione rurale

Proseguono le attività del progetto “Agrinovia 3.0: Apprendere ad innovare in partenariato per combattere la povertà e l’insicurezza alimentare nelle aree rurali”, realizzato dall’Università degli Studi di Roma Tre, in partenariato con l’Università Joseph Ki Zerbo di Ouagadougou. Agrinovia è un programma di formazione universitaria e professionale, finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), il cui obiettivo è costruire nuove professionalità e competenze a sostegno dello sviluppo e dell’innovazione rurale in Burkina Faso e in Africa Occidentale, contribuendo a migliorare l’impatto delle azioni di sviluppo sostenibile e partecipato, in linea con l’Agenda 2030.

Nel 2010, grazie al sostegno della Cooperazione Italiana e al coinvolgimento di Roma Tre, nasce il Master di II livelloAgrinovia, apprendere ad innovare in partenariato”: un percorso pluridisciplinare della durata di dodici mesi (tre mesi intensivi in aula, quattro mesi di ricerca sul campo, più la redazione di una tesi), che integra competenze tecniche e socioeconomiche per un approccio integrato allo sviluppo rurale, proponendo moduli di formazione su tematiche come la sicurezza alimentare, la gestione dei partenariati, l’economia dello sviluppo, l’agroecologia, la ricerca azione, la valutazione d’impatto dei progetti e l’empowerment femminile.

Nelle nove edizioni del Master (2010 – 2019), sono stati formati circa 200 studenti provenienti da Burkina Faso, Benin, Togo, Repubblica Democratica del Congo, Niger, Chad, RCA, Camerun, Madagascar, Italia, Belgio, Svizzera, molti dei quali oggi lavorano con successo per agenzie governative, organizzazioni internazionali ed ong.

Da adesso, e fino al 15 Luglio, è possibile candidarsi alla decima edizione 2020/2021 del Master Agrinovia tramite questo link e partecipare ad una formazione internazionale, sia teorica che pratica, che permette di costruire le competenze tecniche e socio-economiche necessarie per lavorare, con un approccio innovativo, efficace e sostenibile, in progetti, programmi e istituzioni nazionali e internazionali impegnati nel campo dello sviluppo sostenibile.

Oltre al Master II, l’offerta formativa Agrinovia comprende dei corsi di alta formazione intensiva (una o due settimane), altamente professionalizzanti e destinati al personale di progetti, su tematiche come l’empowerment di genere per lo sviluppo rurale, l’analisi della sicurezza alimentare, la valutazione d’impatto di progetti di sviluppo. La prossima formazione intensiva, dal titolo “Genre et Développement Rural: concepts, outils, actions”, prevista per Marzo 2020 a Niamey ma rinviata a causa del ben note problematiche sanitarie, si svolgerà, sempre in Niger, il prossimo autunno.

L’Università Roma Tre, grazie al supporto finanziario dell’AICS, sostiene Agrinovia dal 2010. Il suo contributo è di apportare una comprovata esperienza didattica su tematiche come l’analisi socioeconomica delle situazioni di povertà rurale, la promozione dello sviluppo umano e della sicurezza alimentare e di accompagnare Agrinovia negli aspetti manageriali ed organizzativi.

Ph: http://www.caimipiccinni.com/

SLAPIS: il sistema locale d’allerta precoce che riduce i rischi alluvionali della Sirba

L'area Saheliana è stata esposta nel recente passato ad un drastico aumento degli eventi alluvionali. L’aumento delle portate fluviali è causato principalmente dall'aumento degli eventi pluviometrici estremi[1], dai cambiamenti di uso del suolo[2] e dalla degradazione dei terreni che hanno portato ad una erosione regressiva e all’intensificazione della rete di drenaggio superficiale[3].

Nell'ultimo decennio, l’aumento, sia in termini di frequenza che di intensità[4], degli eventi estremi di inondazione congiuntamente all'aumento della popolazione hanno prodotto ingenti danni alle popolazioni mai conosciuti prima[5]. Tali eventi calamitosi hanno spinto i governi a richiedere il sostegno della comunità internazionale per sviluppare Sistemi di Allerta Precoce (SAP) che possano aiutare le comunità rivierasche vulnerabili.

La Sirba (fiume transfrontaliero compreso tra Burkina Faso e Niger) è il principale affluente del medio bacino del Fiume Niger ed è una delle principali cause di inondazione nella regione. Il SAP della Sirba è stato studiato e strutturato come sistema pilota per poter valorizzare prodotti e metodologie esistenti e creare un sistema operativo ed affidabile applicabile su piccola come su larga scala. SLAPIS (Sistema Locale di Allerta Precoce per le Inondazioni della Sirba) è un sistema integrato che mira a promuovere il processo decisionale ed i cambiamenti comportamentali dall’approccio reattivo a quello proattivo a differenti livelli, dalle comunità locali all'amministrazione centrale, per la riduzione del rischio alluvionale nei comuni rivieraschi del tratto nigerino del Fiume Sirba e più a valle lungo il corso del fiume Niger, inclusa Niamey, la capitale del Niger.

Il sistema, di cui è disponibile la brochure in lingua francese, è stato progettato sulla base delle esigenze esistenti e delle capacità e tecnologie appropriate al contesto locale. SLAPIS è gestito dalla Direzione dell’Idrologia (DH) del Niger ed è stato prodotto da una collaborazione multidisciplinare da parte del Politecnico di Torino, dell'Istituto Bioeconomia (IBE) del CNR e dalle Direzioni della Meteorologia e dell’Idrologia (DMN e DH) del Niger, nell’ambito del Progetto ANADIA2.0.

ANADIA 2.0 è un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che contribuisce allo sviluppo di un'agricoltura sostenibile, adattata ai cambiamenti climatici e meno vulnerabile agli eventi estremi per sostenere la sicurezza alimentare in Niger. L'obiettivo specifico del progetto è quello di estendere l'approccio testato da ANADIA in una seconda regione particolarmente colpita dalle inondazioni, come la regione di Dosso, consolidando l'approccio e rafforzare la collaborazione tra i diversi livelli amministrativi.

La filosofia di SLAPIS è quella di dimostrare che è possibile per le istituzioni e le comunità locali mettere in atto un sistema semplice basato su competenze e strumenti esistenti che utilizzano proattivamente misure e previsioni idrologiche e idrauliche per ridurre il rischio alluvionale. Il sistema si basa sull'integrazione di osservazioni locali con previsioni meteorologiche e idrologiche, attraverso una piattaforma di informazione sui rischi, un meccanismo integrato di informazione e comunicazione, la mappatura delle aree inondabili, piani di riduzione locali del rischio alluvionale e azioni mirate di sensibilizzazione e formazione[6].

L’implementazione di SLAPIS ha dimostrato che è possibile realizzare il trasferimento tecnologico integrando lo stato dell’arte in campo idrologico-idraulico e i risultati scientifici nello schema decisionale applicato in area rurale saheliana e risulta replicabile in qualsiasi contesto seppur caratterizzato da deficit conoscitivi e strutturali.

SLAPIS copre il tratto nigerino del Fiume Sirba tramite la mappatura delle aree alluvionali, stazioni di misura idrometrica e modelli idrologici integrati, piani di adattamento per i villaggi coinvolti e una piattaforma informativa della situazione idrologica operativa in tempo reale all'indirizzo web www.slapis-niger.org.

SLAPIS è stato sviluppato sulle quattro componenti fondamentali dei sistemi di allerta precoce basati sulla popolazione[7] che sono:

  1. Conoscenza del rischio

La conoscenza del rischio è basata sull’identificazione di quattro livelli di vigilanza e la costruzione di scenari di pericolosità ad essi collegati: verde (situazione normale), giallo (piena frequente), arancione (inondazione grave) e rosso (inondazione catastrofica). I livelli di vigilanza sono stati identificati tramite la combinazione dell’approccio non stazionario della teoria dei valori estremi e l’identificazione degli impatti per la vita umana al fine di quantificare l’effetto dei cambiamenti climatici in atto e connettersi alla normativa e al modus operandi in vigore in Niger. Il modello numerico idraulico, realizzato con il software HEC-RAS, è stato usato per definire le zone inondabili per ogni scenario e il tempo di propagazione dell'onda di piena. Il modello idraulico si basa sulla geometria di un modello digitale del terreno implementato tramite rilievi topografici GPS ed è stato calibrato con misure di livello e portata realizzate in alveo[8].

  1. Servizio di sorveglianza e allerta

Le misure e le previsioni di portata derivano in tempo reale dalle due stazioni idrometriche automatiche installate sul corso della Sirba e dalle previsioni di portata provenienti dai modelli idrologici. Le previsioni idrologiche adottate derivano dai modelli GloFAS[9] e Niger Hype frutto della collaborazione con il centro di ricerca comune della commissione europea (JRC) e dal servizio meteo-idrologico svedese (SMHI). Cinque aste colorate sono state installate nei villaggi prioritari per aumentare la consapevolezza della popolazione. L'applicazione web SLAPIS è stata sviluppata secondo i più recenti standard di interoperabilità condivisi e l’integrazione di differenti software per l’interfaccia (GUI), la gestione dei processi e della banca dati (PostgreSQL/PostGIS) e l’interoperabilità dei dati prodotti tramite catalogo open source (CKAN).

  1. Diffusione e comunicazione

Il sistema di diffusione e comunicazione è stato integrato nel sistema nazionale di allerta in accordo con le competenze delle differenti istituzioni coinvolte. Non appena le portate oltrepassano le soglie di vigilanza la piattaforma genera un bollettino inviato dalla Direzione dell’Idrologia (DH) alle autorità nazionali e locali competenti, secondo gli strumenti concordati (mail, telefono, radio, sms, WhatsApp) secondo l’approccio analitico discendente (Top-Down). Al contempo l’informazione risale dagli osservatori dei villaggi seguendo l'approccio partecipativo ascendente (Bottom-Up).

  1. Capacità di risposta

L’implementazione della capacità di risposta consegue la fase di definizione del rischio, materializzato in un atlante delle zone inondabili, e nell’identificazione degli elementi a rischio, tramite misure di campo ed immagini aeree di alta precisione realizzate per mezzo di un drone[10].  Le comunità locali sono state parte attiva nella definizione dei piani di riduzione del rischio d’inondazione tramite un’analisi partecipativa delle comunità locali per la definizione delle misure adattative e di mitigazione da attuare in base a ogni scenario di pericolo fluviale[11].

[1] Bigi et al 2018, https://doi.org/10.3390/cli6030073.

[2] Aich et al. 2015, https://doi.org/10.3390/w7062796.

[3] Descroix et al. 2018, https://doi.org/10.3390/w10060748.

[4] Tamagnone et al. 2019, https://doi.org/10.3390/w11010156.

[5] Fiorillo et al. 2018, https://doi.org/10.3390/cli6030059.

[6] Tarchiani et al. 2020, https://doi.org/10.3390/su12051802

[7] UNISDR, Developing early warning systems: a checklist, United Nations International Strategy for Disaster Reduction, Geneva, Switzerland, 2006.

[8] Massazza et al. 2019, https://doi.org/10.3390/w11051018.

[9] Passerotti et al. 2020, https://doi.org/10.3390/w12030620

[10] Belcore et al. 2019, https://doi.org/10.5194/isprs-archives-XLII-2-W13-207-2019.

[11] Tiepolo et al. 2019, https://doi.org/10.3390/su11154003.

Chiusura del progetto triennale di lotta alla malnutrizione infantile “Risorsa Terra”

Il 26 maggio 2020 si è svolto l'evento finale del progetto "Risorsa Terra" cofinanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

L'evento si è svolto online e ha visto la partecipazione dei Rappresentanti Paesi delle ONG AES-CCC e Progettomondo.mlal,  del Governatore della Regione Sud-Ovest, delle Direzioni Regionali della Salute Sud-Ovest e Centro-Ovest e del Direttore di AICS Ouagadougou, che è intervenuto sottolineando l'unicità del progetto Risorsa-Terra.

"Questo progetto" riferisce nel suo video-messaggio il Direttore Domenico Bruzzone, "rappresenta una nuova frontiera della cooperazione allo sviluppo, con cui si intende dar valore alla ricerca con le comunità locali al fine di identificare dei saperi tradizionali, delle culture e dei prodotti che mostrano un potenziale inespolorato, capace di dare un contributo tangibile alla malnutrizione infantile." Similmente, anche la Programme Officer Chiara Ruffato è intervenuta complimentandosi con gli enti che hanno contribuito alla riuscita del progetto e augurandosi che la fruttuosa collaborazione tra la cooperazione italiana e i partner locali burkinbé possa proseguire.

Il progetto "Risorsa Terra. Sviluppo, trasferimento e adattamento di buone pratiche per la sicurezza nutrizionale dei bambini e delle madri nelle regioni  del sud del Burkina Faso" è stato lanciato nel 2017 per sostenere lo stato burkinabé nella lotta contro la malnutrizione attraverso un consorzio di ONG, AESS-CCC e Progettomondo.mlal, che ha contribuito al trasferimento di buone pratiche alimentari per neonati e bambini (ANJE) nelle regioni meridionali del Burkina Faso.

Il progetto, il cui obiettivo era quello di ridurre la prevalenza della malnutrizione infantile in 90 villaggi, ha utilizzato un approccio multisettoriale che si è sviluppato intorno a tre assi strategici.

Per quanto riguarda il primo asse, che mirava a promuovere l'empowerment delle donne rurali concentrandosi sui temi della sicurezza nutrizionale, attraverso le attività del progetto, sono diventate operative 61 unità di cellule di educazione nutrizionale (CEN) che promuovono l'aggregazione sociale delle donne rurali sui temi della nutrizione in 61 villaggi dei 9 comuni del progetto. Inoltre, grazie alla formazione sugli indicatori del quadro comune dei risultati della Politica Nazionale sulla Nutrizione e sulle tecniche di advocacy in materia di nutrizione, è stata rafforzata con successo anche la capacità di advocacy dei gruppi e delle associazioni femminili sulle questioni nutrizionali.

Il secondo asse, volto a migliorare le prestazioni e la sostenibilità dei servizi pubblici nell'ambito della sicurezza nutrizionale, ha contribuito, in primo luogo, alla formazione di 21 consiglieri comunali sulla Politica Nazionale sulla Nutrizione e sullo sviluppo dei piani nutrizionali comunali e alla formazione di 27 operatori, 162 ASBC e 30 operatori sanitari su ANJE e la strategia CEN. Grazie alla formazione ricevuta, gli ASBC sono stati in grado di creare 4.883 gruppi di apprendimento e di monitoraggio dei bambini e delle pratiche ANJE (GASPA), in cui 30.233 madri sono state formate sulle buone pratiche ANJE, contribuendo così alla lotta e alla prevenzione della malnutrizione.

Infine, per quanto riguarda il terzo asse, il progetto ha contribuito innanzitutto allo sviluppo e al trasferimento di buone pratiche di produzione familiare per la sicurezza nutrizionale basata sull'orticoltura e sui prodotti forestali non legnosi (PFNL), tra cui foglie di moringa e di baobab. Nella regione di Centre-Est è stata, inoltre, realizzata un'installazione pilota di 800 m2 di piscicoltura familiare, che forma le donne e trasferisce le tecniche di piscicoltura a livello famigliare. In secondo luogo, il progetto ha rafforzato le attività di trasformazione agroalimentare dei PFNL di 20 unità artigianali gestite da 600 donne, formate e incoraggiate a proseguire le proprie attività attraverso il finanziamento di microprogetti o microcrediti per l'acquisto di materie prime. Infine, il progetto ha permesso di delimitare e di dare in gestione ad alcuni gruppi di donne 60,25 ettari di foreste di karité. Ciò consente l'approvvigionamento diretto di materia prima per la trasformazione in burro di karité, il rimboschimento delle aree di produzione di burro di karité e la produzione biologica di burro di karité, con la possibilità di esportare questi prodotti in Europa grazie ad una partnership con alcuni enti for profit (Ferrero & Etifor). In generale, il progetto si è concentrato sui PFNL come ulteriore soluzione per combattere la malnutrizione.

In conclusione, questo progetto ha dimostrato come la sinergia tra le due ONG abbia dato vita ad un pacchetto di servizi multisettoriali, sensibili alla nutrizione, economicamente e culturalmente accessibili ai gruppi target e suscettibili di avere un più ampio impatto sullo stato nutrizionale dei bambini, dimostrando ulteriormente il valore della promozione di approcci integrati nei progetti di cooperazione allo sviluppo.

 

 

 

Cerimonia di consegna di 1000 mascherine riutilizzabili alle organizzazioni partner del progetto Bridging the Gap

In data 13 maggio 2020, presso la sede del COMUD/H (Consiglio Nazionale Multisettoriale per la protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità) a Ouagadougou in Burkina Faso, ha avuto luogo la cerimonia di consegna di 1000 mascherine lavabili e riutilizzabili alle organizzazioni partner del progetto Bridging the Gap II e, nello specifico, alle associazioni di persone con disabilità, alle istituzioni partner quali il COMUD/H e al Ministero della salute.

All'evento erano presenti: il Segretario Permanente del COMUD/H, M. Harouna Kafando, che ha dato il benvenuto ai partecipanti, salutando l'apertura della nuova sede ora accessibile alle persone con disabilità, la Direttrice del Dipartimento DPCM del Ministero della Salute, dr. E. Zoure, la quale ha ricordato l'impegno profuso dal Ministero, partner del progetto, per migliorare l'accesso alla salute delle persone con disabilità, i rappresentanti delle cinque organizzazioni nazionali partner del progetto (FEBAH, ReNOH, CNAPH, UNAFEHB e AEEEHB), l'Amministratrice e Assistente di progetto Mme Adiara Dao e il Direttore dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo di Ouagadougou Domenico Bruzzone.

Il Direttore, nel corso della cerimonia, ha sottolineato come i partecipanti del progetto Bridging the Gap II abbiano saputo valorizzare in maniera creativa, attraverso l'utilizzo di un materiale tradizionale, ecologico e riutilizzabile, le proprie competenze, rispondendo in maniera tangibile ai nuovi bisogni derivanti dall'epidemia di COVID-19. Ha anche evidenziato come questo momento difficile abbia permesso, al contempo, di trovare nuove modalità di comunicazione e di pratiche di lavoro condiviso.  In tal senso, a suo avviso, il Burkina Faso, ha saputo adattarsi in maniera responsabile a questa nuova dimensione che incide sulla quotidianità di ogni individuo. Il Direttore, infine, ha conlcuso ricordando come il progetto Bridging the Gap II, sia l'espressione della duratura e proficua collaborazione tra la Cooperazione Italiana e il Burkina Faso, e ha ringraziato i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni delle persone con disabilità presenti.

In seguito alla consegna delle mascherine, la portavoce delle organizzazioni delle persone con disabilità nonché presidente di UNAFEHB, Mme E. Hien Winkoun, ha chiuso la cerimonia esprimendo il proprio apprezzamento per quest'iniziativa, la prima del paese destinata a supportare le persone più vulnerabili, ossia le persone con disabilità, nel contesto dell'attuale pandemia di COVID-19. Ha, infine, sottolineato come l'iniziativa abbia valorizzato il contributo e le competenze delle persone con disabilità, dal momento che le mascherine sono state realizzate a mano con il tessuto tradizionale burkinabé, ossia il Faso Danfani, dai membri dell'associazione Tigoung Nonma, un’associazione che riunisce artigiani disabili, soprattutto donne e giovani.

Bridging the Gap II é un’iniziativa finanziata dalla Commissione Europea e co-finanziata dai paesi partner, tra cui l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, realizzata in cinque paesi, tra cui il Burkina Faso, che si articola sia a livello globale che locale creando sinergie tra i molteplici attori e favorendo lo scambio di buone pratiche, strumenti e meccanismi diretti alla protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità, seguendo un approccio partecipativo e inclusivo in linea con la CRPD (Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità).

L’epidemia di COVID-19 in Burkina Faso: le parole del dott. Gigi Pietra di MMI

Condividiamo l'accurata analisi del dott. Gigi Pietra sull'evoluzione della situazione in Burkina Faso in seguito alla diffusione dell'epidemia di COVID-19. Le parole qui condivise sono tratte dall'articolo pubblicato sul sito web di Medicus Mundi Italia (MMI), l'ONG che, attraverso l'operato del dott. Pietra e in partenariato con l'ONG LVIA, realizza il progetto finanziato dall'AICS “Lotta alla malnutrizione cronica infantile nella Regione del Centro Ovest del Burkina Faso”. Questo progetto, di durata triennale, mira a ridurre il tasso di malnutrizione cronica e il tasso di anemia nei bambini con meno di 2 anni, rispettivamente, del 15% e 20%, migliorando, così, lo stato nutrizionale e dello stato di salute di bambini e donne nei distretti sanitari di Leo, Nanoro, Reo, Tenado e Sapouy.

"In Burkina Faso, il COVID-19 ha fatto il suo ingresso ufficiale a fine febbraio, con una coppia che aveva soggiornato in Europa, in un’area epidemica. In un mese, i casi accertati sono diventati 150, con 7 decessi, ed il Paese é al momento il più colpito tra quelli dell’Africa Occidentale, ed il secondo in Africa Subsahariana.

Questi dati, ottenuti tramite il monitoraggio di alcuni casi importati e dei loro contatti, nascondono probabilmente una realtà più grave. Il Governo, che ne é consapevole, ha infatti deciso di chiudere le frontiere, dichiarare il coprifuoco notturno e sospendere i trasporti collettivi. Le scuole sono state chiuse e sono stati vietati culti di gruppo nelle moschee e nelle chiese. Non é più possibile entrare o uscire dalle città in cui sia stato dichiarato anche un solo caso, inclusa la Capitale Ouagadougou, dove é registrato il principale focolaio, e dove tutti i principali mercati sono stati chiusi.

L’applicazione di queste misure, che altrove sembrano efficaci, si scontra in Burkina con la realtà socio-economica locale : la maggioranza degli abitanti delle città vive di commercio informale e di scambi con le aree rurali circostanti. D’altra parte, pero’, il Burkina puo’ puntare essenzialmente sulla prevenzione, perché il trattamento dei casi sarà difficile, visto che i letti di rianimazione sono in totale una ventina per oltre 20 milioni di abitanti e che nelle strutture sanitarie le misure di protezione sono sempre state carenti.

Inoltre, in Burkina, il COVID-19 é arrivato in un momento critico in quanto l’insurrezione jihadista ha sottratto al controllo statale un terzo del territorio, dove molti centri di salute non sono più funzionali. La guerra ha costretto quasi un milione di persone ad abbandonare i propri villaggi. Ed ora inizia il periodo di saldatura tra i due raccolti, durante il quale la maggioranza della popolazione consuma, se va bene, un solo pasto al giorno.

Un ultimo fattore che rende la situazione più grave rispetto ad altre epidemie (meningite, AIDS…) contro le quali il Burkina ha lottato é che i partner internazionali a cui abitualmente fa ricorso sono oggi impegnati a fronteggiare il COVID-19 sul loro proprio territorio.

Anche per noi di Medicus Mundi Italia in Burkina la situazione é inedita in quanto, in Italia, il personale sanitario membro dell’ONG é in prima linea nella cura del COVID-19, e ci puo’ quindi fornire meno supporto ed assistenza tecnica.

Nonostante questo e le crescenti difficoltà logistiche, cerchiamo pero’ di proseguire le nostre attività di prevenzione e cura della malnutrizione nella Regione del Centro Ovest, convinti che questo serva anche a limitare la gravità dell’epidemia. Fino ad ora, nel mondo, la popolazione infantile é stata relativamente risparmiata dal COVID-19, ma nei Paesi colpiti per primi lo stato nutrizionale dei bambini era soddisfacente, mentre in Burkina uno su dieci soffre di malnutrizione acuta e uno su quattro di malnutrizione cronica.

Come attività specifica di lotta al COVID-19, siamo membri dell’équipe di intervento rapido del Centro Ovest, incaricata delle attività di conferma dei casi e del monitoraggio dei contatti nella Regione.

Medicus Mundi Italia é in Burkina da 25 anni ed ha partecipato con il Burkina ad altre battaglie sanitarie. Cercheremo di fare la nostra parte anche questa volta."

Dott. Gigi Pietra - Medicus Mundi Italia

Le azioni della Cooperazione Italiana in risposta al COVID-19

Motivata a far fronte alla pandemia di COVID-19 in corso, l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ha dato la possibilità alle organizzazioni della società civile, alle agenzie internazionali e alle autorità dei Paesi Partner, tra cui il Burkina Faso e il Niger, di adattare o riorientare le loro iniziative finanziate o co-finanziate dall'AICS per arginare gli effetti negativi del coronavirus.

In particolare, in Burkina Faso e in Niger, tra le iniziative di sviluppo e di emergenza attualmente in corso e realizzate dalle organizzazioni della società civile italiana, sono state adottate diverse misure volte a mitigare l'impatto della pandemia.

Prima fra tutte, la sensibilizzazione del team di progetto e dei beneficiari sulle misure preventive nella lotta contro COVID-19. L’ONG Progettomondo.MLAL, per esempio, che in Burkina Faso implementa un progetto di lotta alla malnutrizione cronica infantile nella Regione del Sud-Ovest, ha formato gli operatori comunitari sull’utilizzo della mascherina, sul lavaggio delle mani e sul rispetto delle misure di distanziamento sociale. In questo modo, gli operatori potranno continuare a sensibilizzare in sicurezza le giovani madri e le donne incinta sulle buone pratiche d’alimentazione dei bambini e d’igiene attraverso i gruppi di apprendimento donna a donna, così come sulle misure di prevenzione nella diffusione del COVID-19.

Un’altra misura con cui le OSC hanno fatto fronte alla pandemia in corso è stato provvedere all’acquisto di dispositivi di protezione (guanti, maschere, ecc.), di pulizia (dispositivi per il lavaggio delle mani) e di disinfezione (gel idroalcolico, sapone, ingredienti per la produzione di gel idroalcolico, ecc.). Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli, per esempio, che in Burkina Faso interviene con il progetto "Comunità SMART" volto ad aumentare la resilienza della comunità burkinabè rispetto a fragilità economiche e choc ambientali, ha donato materiale igienico sanitario e di protezione ad alcuni ospedali e centri sanitari di Ouagadougou e Koudougou.

Altrettanto importante è stata anche la traduzione del materiale di sensibilizzazione sia del Ministero della Salute del Burkina Faso che del Ministero della Salute del Niger sul COVID-19 nelle lingue più diffuse nelle zone di intervento dei progetti, la stampa e la diffusione del materiale di sensibilizzazione, nonché la produzione e la trasmissione su vari canali di spot di sensibilizzazione sul COVID-19. L’ONG CISP, per esempio, nell’ambito del progetto implementato in Niger “Miglioramento delle condizioni di vita nelle comunità vulnerabili di Diffa, attraverso l’accesso ai servizi di base”, ha provveduto a realizzare un video di sensibilizzazione in francese, haussa, zarma e kanouri al fine di prevenire e diffondere a quante più persone l'informazione sul COVID-19.

Anche nell’ambito del progetto Bridging the Gap II, un’iniziativa realizzata in cinque paesi, tra cui il Burkina Faso, che si articola sia a livello globale che locale creando sinergie tra i molteplici attori e favorendo lo scambio di buone pratiche, strumenti e meccanismi diretti alla protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità, si è provveduto a creare 1000 mascherine lavabili e riutilizzabili e a distribuirle ai membri delle associazioni di persone con disabilità nonché ai partner di progetto. Le mascherine sono state realizzate a mano con il tessuto tradizionale burkinabé, ossia il Faso Danfani, dall’associazione Tigoung Nonma, un’associazione che riunisce artigiani disabili, soprattutto donne e giovani.

Per quanto riguarda le azioni realizzate direttamente dalla nostra Agenzia, invece, a seguito della richiesta di finanziamento del Piano di risposta al COVID-19 dell'Associazione Internazionale della Salute (AIS) che gestisce il Centre Medical International (CMI) di Ouagadougou, l'AICS, di concerto con l'Ambasciatore d'Italia in Burkina Faso, ha effettuato una donazione di 20.000€. Con tale somma, proveniente da un residuo del progetto "Insertion et stabilisation socio-économique des jeunes et femmes de Seno" (ISJF) finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Trust Fund di Emergenza per l’Africa, si contribuirà alla realizzazione di una nuova ala dell'ospedale che fungerà da struttura di ricovero per i casi accertati di COVID-19. In particolare, la donazione sarà utilizzata per l'acquisto del materiale necessario per equipaggiare il box di rianimazione n. 1.

Ph Progettomondo.MLAL